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ITALIANI, SVEGLIAMOCI

Ultimo Aggiornamento: 26/07/2005 12:17
24/07/2005 14:33
 
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Cui Prodest?
Tenere la mente fredda fra stragi e bombe è difficile.
E' umano non sottrarsi all'allarme, al panico, alla sensazione che tutti e ciascuno di noi siamo bersaglio di un potere invisibile e irrazionale: i kamikaze, l'odio che esprimono verso tutti, provoca una sorta di cecità volontaria.
Ogni tentativo di ragionare e distinguere, in questi momenti, viene sentito come un "rompere il fronte" dell'Occidente.
Come un tradimento, un accordo col nemico.
E così, è vietato formulare la domanda primaria: chi è il nemico, veramente?

Perciò, bisogna anzitutto chiedersi se la mente che coordina gli attentati a Londra, Madrid, Sharm el-Sheik (e domani Milano o Roma), non voglia proprio ottenere questo scopo: accecarci di odio reattivo, impedirci di distinguere.
Qui a Londra l'ha detto con chiara improntitudine lo scrittore anglo-olandese ed ebreo Ian Buruma.
"I jihadisti non odiano la Gran Bretagna per le politiche di Blair, per Israele o gli Usa", ma perché "il nostro è il mondo della jahiliyya", ossia il mondo dove l'Islam non regna, dove regna l' "oscurità".
Nell'Islam cova una mentalità "che produce massacri" non per una ragione indagabile, ma "come atto esistenziale".
E ovviamente, ecco la conclusione: "nessun negoziato è possibile con gente che vuole ammazzare quanti più infedeli può allo scopo di instaurare il regno divino dei veri credenti".
"Nessun negoziato è possibile": è questa esattamente la tesi di Israele e dei neocon che comandano a Washington.

I palestinesi non hanno esigenze e ragioni legittime, è inutile accedere alle loro domande; vogliono solo uccidere.
Il loro odio è immotivato e irrazionale.
E va trattato con la mera violenza, con un odio uguale e contrario.
Chi è che vuole portarci, noi europei, a pensare come gli israeliani?
Chi ha interesse a chiuderci nella loro stessa paranoia?
Da tempo il regime Bush, e il regime Sharon, accusano gli europei di essere "molli" con gli islamici estremisti.
"Molli", ossia disposti a sentire le loro ragioni, se ne hanno.
"Molli", cioè disposti a ripetere: cercate di risolvere il problema palestinese con qualche giustizia, e forse l'odio islamico avrà un motivo in meno.
Cerchiamo di non chiudere gli occhi sulle atrocità americane in Irak e in Afghanistan, mettiamo fine all'occupazione, e forse il mondo islamico cesserà di sentirsi sotto attacco.

Ora, il regime Bush e il regime Sharon ci dicono, con malcelata soddisfazione: vedete a cosa porta la vostra politica.
Siete anche voi i bersagli, come noi.
Tanto vale essere duri, colpire, ridurre le libertà civili e politiche al vostro interno, visto che lasciano troppo spazio agli irrazionalismi musulmani.
E se fosse proprio questo lo scopo di questa catena di attentati?

Non ho "prove" da fornire in questa fase precoce delle cose.
Qualche indizio: per esempio il fatto che Alan Greenspan iniettò un'enorme liquidità (40 miliardi di dollari) proprio nei giorni precedenti la strage di Londra; e che in quei giorni c'era un'esercitazione che simulava quel che avveniva nella tragica realtà, nella sotterranea.
E che i "terroristi suicidi" sono partiti da Luton: sede della ICTS, la compagnia ebraica che "sorvegliava" gli aeroporti americani l'11 settembre - quanto bene li sorvegliasse l'abbiamo visto.
D'accordo, non sono prove.
Posso dire quello che m'insegna la lunga esperienza di giornalista, purtroppo esperto di stragi.

Gli attentati indiscriminati, non mirati a un nemico preciso ma a una folla, a una intera nazione, non hanno senso.
O ne hanno uno solo: di macchiare per sempre la causa sotto la cui bandiera vengono commessi.
Di liquidare per sempre le ragioni di quella bandiera.
Sono controproducenti per il gruppo che li commette.
Così la strage a Beslan ha liquidato ogni rivendicazione cecena.
Così in Italia, mi dice l'esperienza, gli attentati "neri" indiscriminati (strage di Bologna) hanno liquidato la causa "fascista".
E l'esperienza mi dice che quegli attentati non erano "fascisti", ma del Ministero degli Interni.
Per essenza, gli attentati-strage sono parte di una "strategia della tensione".
E la strategia della tensione - parte integrante della guerra psicologica - è per essenza una strategia di Stato.
O di servizi segreti.

A maggior ragione, quando stragi indiscriminate vengono coordinate su un vastissimo scacchiere internazionale.
Al grande pubblico sfuggono le difficoltà tecniche che gruppi di terroristi, diciamo così "privati", devono risolvere per colpire insieme a Londra e a Sharm el-Sheik in rapida successione.

E' Al Qaeda?
I giornali inglesi più israelofili ammettono: Al Qaeda non "dà ordini", ma "ispira" azioni ed emulazioni.
Ci devono spiegare come riesce a "ispirare" la cadenza precisa dei tempi, "ispirare" trasporti di esplosivi e coordinazione da professionisti, "ispirare" documenti falsi e finanziamento e addestramento, "ispirare" suicidi con tanta facilità: e non in Palestina dove il suicidio, come ha notato Ken Livingstone, sindaco di Londra, obbedisce a una chiara necessità tattica: "i palestinesi non hanno caccia e missili, hanno solo combattenti che accettano di morire per la causa nazionale".
Ma suicidarsi a Londra o a Sharm?
Date retta a un vecchio cronista: certe cose sono possibili solo a servizi segreti, a eserciti forniti di commando ("Special Operations"), a Stati.
Stati interessati alla strategia della tensione.

Ma li abbiamo visti, ripresi da telecamere, gli esecutori: tutti musulmani, con facce da pakistani, da etiopici, da giamaicani.
Ci si consenta di non dilungarci su questa ingenuità.
Di regola, i mandanti delle "strategia della tensione" scelgono gli esecutori nel campo più lontano dal loro, anzi opposto a loro: nel gergo si chiama "metodo della leva lunga", e anche "false flag operation".
Ad attentare fisicamente al Papa fu un estremista di destra turco.
Il mandante: il KGB.
Che si guardò bene dall'usare le BR, troppo rosse e contigue.
Leva lunga.

Sharm el-Sheik.
L'attentato, hanno detto gli egiziani, "non è contro i turisti occidentali, è contro l'Egitto".
Domanda: chi è il nemico potenziale dell'Egitto?
Chi ha interesse a far apparire l'Egitto come uno Stato insicuro, infido?
Nel 1954, attentati contro interessi americani colpirono il Cairo e Alessandria, proprio mentre Nasser, appena giunto al potere, si rivolgeva a Washington come Stato - protettore.
Estremisti arabi, si disse.
Alla fine, per caso, un ordigno scoppiò fra le mani di un attentatore maldestro: che era un cittadino egiziano, ma ebreo.
Si scoprì che tutta la serie dei colpi era stata organizzata da un inviato del Mossad, che pescava gli esecutori fra gli ebrei d'Egitto, ben fieri di "aiutare Israele".
Un ministro israeliano, Lavon, si dovette dimettere.
Gli ebrei iracheni, decenni or sono, furono terrorizzati da una serie di attentati contro le sinagoghe in Iraq: si appurò poi che era stata una manovra di israele, per "convincere" i suoi ebrei iracheni ad emigrare nella "terra promessa".

Infinita è la lista degli attentati "false flag" fatti da Israele: sono loro gli specialisti insuperabili, gli esperti in questo truce campo.
Il Mossad non ha nemmeno bisogno di mandare all'estero un gran numero di agenti: in ogni paese ci sono ebrei disposti ad "aiutare".
Li chiamano "sayanim".
E coloro che si rifiutano di aiutare i fratelli in atti criminali pericolosi, mai e poi mai li denunceranno.

In Egitto, pende una elezione presidenziale.
Mubarak è vecchio.
Chi ha possibilità di vincere un'elezione semi-libera?
Tutti gli analisti sono d'accordo: i "Fratelli Musulmani".
Possono avere il 25-30% dei voti, la maggioranza relativa.
I Fratelli Musulmani non sono "moderati" (questa storia dell'islamismo "moderato" è la più ridicola); sono "massimalisti" a parole, ma compromissori nella pratica, tanto più ora che si sentono vicini a governare.
Sono pronti a fare compromessi, a fare alleanze all'interno.
Sono come il PCI anni '60 in Italia: a parole, volevano né più né meno che la rivoluzione bolscevica; nei fatti, puntavano al sottogoverno, alle regioni "rosse", al potere nei Comuni, al "compromesso storico" a livello nazionale.
I "Fratelli Musulmani" non hanno alcun interesse ad attentati terroristici, specialmente ora.
Ed hanno epurato le loro frange jihadiste ormai da anni.
La polizia di Mubarak ha stroncato con le brutte i terroristi jihadisti degli anni '80, sono tutti in galera.
Da dove vengono questi nuovi jihadisti?
Capaci di colpire a Sharm, che è isolata nel deserto, e occhiutamente sorvegliata dalla polizia egiziana, perché il turismo è la maggior risorsa del Paese?
Beh, guardate una carta: quanto dista Sharm da Eilat.

Cui prodest?
Non mancheranno lettori che mi accuseranno: rompi il fronte, è tradimento di fronte al nemico comune, che ci minaccia tutti.
Mi limito a notare che non si vincerà mai il nemico, se non si guarda nella direzione giusta.
E' la cosa più stupida combattere un "nemico" inesistente o strumentale, mentre ci si chiudono volontariamente gli occhi sul mandante.
O addirittura è vietato parlarne.
Quello, il mandante, continuerà fino a quando sarà nel suo interesse.
Il terrorismo "islamico" non avrà mai fine, finché non si scorge la testa che lo coordina sul piano mondiale.
Sul piano mondiale: la vastità del teatro di Al Qaeda coincide stranamente con quella imperiale Usa - Israeliana.
Madrid e Londra, Bali e Sharm, Iraq e Pakistan.
Quante organizzazioni possono vantare una tale capacità mondiale?
E noi?
Siamo le vittime predestinate.
Di una stupidità colossale, la nostra.
Andiamo a chiedere "consiglio" a Israele su come battere il terrorismo islamico. Facciamo addestrare i nostri uomini dai loro.
Appaltiamo la "sicurezza" dei nostri aeroporti, dei nostri porti, delle nostre frontiere, ad agenzie private israeliane "specializzate in anti-terrorismo".
Ci mettiamo il nemico in casa.
E lo paghiamo persino, per il servizio.

di Maurizio Blondet

Fonte: www.effedieffe.com
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anta mata so mata
24/07/2005 14:46
 
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Siamo spettatori purtroppo, cambiare il mondo è una impresa impossibile...

Questi che orchestrano gli attentati purtroppo hanno già vinto, ormai siamo nella psicosi, sento colleghi e amici darsi ai commenti più beceri, ormai non basta il mandiamoli a casa!! (Chi? i mussulmani?)
Sento discorsi raccapriccianti in cui viene giustificato l'uso della bomba atomica democratica, che colpisca solo i mussulmani.....

Il terrorismo ha vinto quando una persona "sospetta" si becca 5 colpi di pistola in testa a Londra.

La vittima è un brasiliano , Jean Charles de Menezes, di 27 anni, un elettricista originario dello stato di Minas Gerais.

"Non era in nessun modo collegato agli attentati, non era un terrorista, non aveva addosso esplosivi"

Gli hanno scaricato 5 proiettili in testa....

La sua colpa è di essere uscito da una casa "sospetta" e di avere un modo di fare "sospetto" e poi vestiva in modo cosi "sospetto"...

Quando si è visto seguito da loschi figuri in borghese ha avuto paura ed è scappato, gli avranno gridato fermo poliziaaaaa!! ????

I commenti? è un errore, ma però indossare un cappotto a luglio.... e poi scappare davanti alla polizia , insomma se la sarebbe andata a cercare.

-- Commento di maurozio all'articolo "Piano Piano, senza far troppo baccano" postato su Luogo Comune. --
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anta mata so mata
25/07/2005 11:20
 
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Oltre ogni violenza
a cura di Emergency

È davvero un'ottica limitata la nostra, se il primo pensiero che ci ossessiona, senza lasciare posto ad altre considerazioni, è il pensiero delle vittime ? Le molte persone che a Londra, il giorno dopo, hanno incominciato una giornata che non concluderanno sono per noi la prima, fondamentale verità di ciò che abbiamo sentito e vissuto oggi.

Troviamo lontane da questa verità le considerazioni sulla contiguità con il G8, sull'attacco a un paese così fortemente impegnato nella guerra all'Iraq, sulle analogie con gli attentati terroristici a Madrid...

Sentiamo inadeguati gli annunci che «non prevarranno», che «la guerra al terrorismo proseguirà con maggiore slancio», che infine «noi vinceremo»...

Cessa di essere sensata ogni ripetizione di parole già dette e sentite: vuote e sterili, se ci hanno condotto di fronte allo spettacolo cui oggi assistiamo. Se persistiamo nel sentirci una parte dell'umanità contro un'altra, alimentiamo uno scontro infinito, un'interminabile sequenza alternata di reazioni e contro-reazioni, di assassini e di sofferenze.

Forse il dolore ispira più saggezza di quanta possa suscitarne l'indignazione. Il dolore per le vittime del terrorismo e della guerra, delle bombe e dei bombardamenti, è lo stesso; non muta al variare dei soggetti che più direttamente lo provano. S'è detto oggi «siamo tutti londinesi». Se ci sentiamo anche tutti iracheni, o afgani, o ceceni, forse intravedremo una diversa direzione per uscire da queste assurdità, un cammino opposto a quello di una guerra infinita.

Vincere il terrorismo rifiutando ogni violenza è il solo percorso possibile. Contrastarlo con mezzi che gli somigliano è una strada senza uscita. Lo suggerisce l'idea che abbiamo di umanità. Sempre più lo insegna l'esperienza.

Per maggiori informazioni: Emergency
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anta mata so mata
25/07/2005 12:47
 
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Londra: false piste o disinformazione?
Lo ha notato persino il Times (1): le piste trionfalmente cavalcate dai media e da Scotland Yard subito dopo la strage nel metrò del 7 luglio, sono finite in nulla.
Nelle prime ore, si parlò di un “potentissimo esplosivo di tipo militare”, difficile da procurarsi.
Questo fatto riconduceva, dissero i media, ad “Al Qaeda”.
La misteriosa organizzazione aveva lasciato “le sue impronte digitali”.

Già due giorni dopo, contrordine: l’esplosivo era “casalingo”, fatto con ingredienti che si comprano al supermercato, e la cui ricetta si può trovare su internet.
Questo tipo di esplosivo “porta le impronte digitali di Al Qaeda”. Nessuna spiegazione sul motivo per cui l’iniziale valutazione era stata rovesciata così completamente, probabilmente dalla stessa polizia.

Il “chimico egiziano”: sembrava una traccia sicura.
Il personaggio era “scappato alla vigilia dell'attentato” uscendo dall’Inghilterra di nascosto: “l’artificiere di Al Qaeda”.
Il biochimico in questione, ritrovato senza fatica dalla polizia egiziana (era a casa dei genitori al Cairo), interrogato e torchiato, è stato scagionato completamente.
Tra l’altro, aveva lasciato Leeds due settimane prima dell'attentato.
E la sua figura è scomparsa dai giornali.
Nessuno ha chiesto scusa al poveraccio.
Ma ecco il sostituto: un “importante agente di Al Qaeda” era penetrato “per nave” in Gran Bretagna ed era ripartito “in aereo”, naturalmente “poche ore prima” della strage.
E soprattutto, i servizi segreti britannici non lo avevano pedinato, benchè avessero notizia della sua entrata nel Paese.
L’MI5 ha dovuto difendersi per giorni, adducendo che nelle sue valutazioni era un pesce piccolissimo, e non valeva la pena metterlo sotto controllo continuo.
Fra l'altro, l’MI5 fa filtrare che dalle intercettazioni telefoniche dei “mullah estremisti” che abitano a Londra - e che, quelli sì, sono tutti sotto controllo - risultava che tutti i mullah erano “totalmente sorpresi” dall’attentato.
Tutti si chiedevano l’un l’altro: ma chi è stato?
L’MI5 conosce uno per uno i 250 islamici che sono stati mujaheddin in Afghanistan.
Come mai “Al Qaeda” non si è servita di qualcuno di loro, ma di quattro ragazzi assolutamente senza precedenti, dei dilettanti del terrore?
La domanda, e tutto il resto della notizia, è semplicemente evaporata.

Da ultimo, l’annuncio trionfale: il “pianificatore di Al Qaeda” (mastermind) che ha architettato la strage era stato “arrestato in Pakistan”.
Da quel poco che si è saputo dopo, il telefono di questo “mastermind” era stato chiamato da uno o più dei quattro “terroristi suicidi”.
Persino il Times si chiede se non è troppo che dei terroristi telefonino al regista di “Al Qaeda” coi loro cellulari, anziché da una cabina pubblica, come fanno gli agenti segreti dei film.
Resta il fatto che anche questa traccia sicura ha perso gas col passare dei giorni, come una bottiglia di Perrier lasciata aperta.
Ora non interessa più nessun giornalista.
Scotland Yard sembra ansiosa di fare dimenticare questa storia.

E’ solo idiozia investigativa, sensazionalismo giornalistico e allarmismo di Blair (“La paura silenzia l’opposizione”, nota il Times)? O c’è altro?

Un particolare, seminascosto in un articolo di un giornale locale (2) nei giorni dopo l’attentato, suggerisce un'altra storia.
Il Cambridge Evening News intervista Bruce Lance, un abitante di Cambridge che era in uno dei vagoni che sono esplosi.
E’ quell’uomo dalla faccia ferita che è stato visitato in ospedale dalla regina.
Lance racconta gli istanti tremendi: lo scoppio, il buio, i corpi maciullati.
Poi ricorda di come un poliziotto lo aiutò ad uscire.
E gli disse: “fai attenzione a questo buco, era lì che si trovava la bomba”.
E Lance vede difatti un buco sul pavimento di metallo del vagone.
E nota: “il metallo era stato spinto in sù come se la bomba fosse stata piazzata sotto il vagone. Loro (i poliziotti) sembrano pensare che si trovasse in una borsa, ma io non ricordo nè una persona né una borsa che si trovasse là dov’era la bomba”.

Metallo spinto all’insù.
Come se la bomba fosse stata piazzata “sotto il vagone”.
Ma non ci hanno parlato di “zaini”, portati da “suicidi”?
Non continuano a ripetercelo?


di Maurizio Blondet


Note

1) Matthew Parris, “I name the four powers who are behind the Al Qaeda conspiracy”, Times, 23 luglio 2005.
2) “I was in Tube bomb carriage - and survived”, Cambridge Evening News, 11 luglio 2005.

Fonte: www.effedieffe.com
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anta mata so mata
26/07/2005 12:17
 
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Pronti per la dittatura militare?
Lo schema è sempre quello del controllo: Problema --> Reazione --> Soluzione
E la storia lo insegna...

1a Guerra Mondiale --> Lega delle Nazioni
2a Guerra Mondiale --> Organizzazione delle Nazioni Unite

Oggi stiamo vivendo una guerra globale contro il terrore islamico: uno scontro che può essere visto come la 3° Guerra Mondiale. Solo che questa volta il Mondo è diviso tra il Bene (occidentale) e il Male (l’islam più estremo)
Una guerra che se usiamo lo schema sopra, porterà al Nuovo ordine globale

3a Guerra Mondiale --> Ordine Mondiale Militare

...CONTINUA
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anta mata so mata
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