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ITALIANI, SVEGLIAMOCI

Ultimo Aggiornamento: 26/07/2005 12:17
25/07/2005 12:47
 
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Londra: false piste o disinformazione?
Lo ha notato persino il Times (1): le piste trionfalmente cavalcate dai media e da Scotland Yard subito dopo la strage nel metrò del 7 luglio, sono finite in nulla.
Nelle prime ore, si parlò di un “potentissimo esplosivo di tipo militare”, difficile da procurarsi.
Questo fatto riconduceva, dissero i media, ad “Al Qaeda”.
La misteriosa organizzazione aveva lasciato “le sue impronte digitali”.

Già due giorni dopo, contrordine: l’esplosivo era “casalingo”, fatto con ingredienti che si comprano al supermercato, e la cui ricetta si può trovare su internet.
Questo tipo di esplosivo “porta le impronte digitali di Al Qaeda”. Nessuna spiegazione sul motivo per cui l’iniziale valutazione era stata rovesciata così completamente, probabilmente dalla stessa polizia.

Il “chimico egiziano”: sembrava una traccia sicura.
Il personaggio era “scappato alla vigilia dell'attentato” uscendo dall’Inghilterra di nascosto: “l’artificiere di Al Qaeda”.
Il biochimico in questione, ritrovato senza fatica dalla polizia egiziana (era a casa dei genitori al Cairo), interrogato e torchiato, è stato scagionato completamente.
Tra l’altro, aveva lasciato Leeds due settimane prima dell'attentato.
E la sua figura è scomparsa dai giornali.
Nessuno ha chiesto scusa al poveraccio.
Ma ecco il sostituto: un “importante agente di Al Qaeda” era penetrato “per nave” in Gran Bretagna ed era ripartito “in aereo”, naturalmente “poche ore prima” della strage.
E soprattutto, i servizi segreti britannici non lo avevano pedinato, benchè avessero notizia della sua entrata nel Paese.
L’MI5 ha dovuto difendersi per giorni, adducendo che nelle sue valutazioni era un pesce piccolissimo, e non valeva la pena metterlo sotto controllo continuo.
Fra l'altro, l’MI5 fa filtrare che dalle intercettazioni telefoniche dei “mullah estremisti” che abitano a Londra - e che, quelli sì, sono tutti sotto controllo - risultava che tutti i mullah erano “totalmente sorpresi” dall’attentato.
Tutti si chiedevano l’un l’altro: ma chi è stato?
L’MI5 conosce uno per uno i 250 islamici che sono stati mujaheddin in Afghanistan.
Come mai “Al Qaeda” non si è servita di qualcuno di loro, ma di quattro ragazzi assolutamente senza precedenti, dei dilettanti del terrore?
La domanda, e tutto il resto della notizia, è semplicemente evaporata.

Da ultimo, l’annuncio trionfale: il “pianificatore di Al Qaeda” (mastermind) che ha architettato la strage era stato “arrestato in Pakistan”.
Da quel poco che si è saputo dopo, il telefono di questo “mastermind” era stato chiamato da uno o più dei quattro “terroristi suicidi”.
Persino il Times si chiede se non è troppo che dei terroristi telefonino al regista di “Al Qaeda” coi loro cellulari, anziché da una cabina pubblica, come fanno gli agenti segreti dei film.
Resta il fatto che anche questa traccia sicura ha perso gas col passare dei giorni, come una bottiglia di Perrier lasciata aperta.
Ora non interessa più nessun giornalista.
Scotland Yard sembra ansiosa di fare dimenticare questa storia.

E’ solo idiozia investigativa, sensazionalismo giornalistico e allarmismo di Blair (“La paura silenzia l’opposizione”, nota il Times)? O c’è altro?

Un particolare, seminascosto in un articolo di un giornale locale (2) nei giorni dopo l’attentato, suggerisce un'altra storia.
Il Cambridge Evening News intervista Bruce Lance, un abitante di Cambridge che era in uno dei vagoni che sono esplosi.
E’ quell’uomo dalla faccia ferita che è stato visitato in ospedale dalla regina.
Lance racconta gli istanti tremendi: lo scoppio, il buio, i corpi maciullati.
Poi ricorda di come un poliziotto lo aiutò ad uscire.
E gli disse: “fai attenzione a questo buco, era lì che si trovava la bomba”.
E Lance vede difatti un buco sul pavimento di metallo del vagone.
E nota: “il metallo era stato spinto in sù come se la bomba fosse stata piazzata sotto il vagone. Loro (i poliziotti) sembrano pensare che si trovasse in una borsa, ma io non ricordo nè una persona né una borsa che si trovasse là dov’era la bomba”.

Metallo spinto all’insù.
Come se la bomba fosse stata piazzata “sotto il vagone”.
Ma non ci hanno parlato di “zaini”, portati da “suicidi”?
Non continuano a ripetercelo?


di Maurizio Blondet


Note

1) Matthew Parris, “I name the four powers who are behind the Al Qaeda conspiracy”, Times, 23 luglio 2005.
2) “I was in Tube bomb carriage - and survived”, Cambridge Evening News, 11 luglio 2005.

Fonte: www.effedieffe.com
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anta mata so mata
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