IL DESTINO COME SCELTA
L'autore ci introduce alla sua psicologia esoterica, ci consente di capire meglio la nostra vita e specialmente di vedere il significato della malattia e della morte. Malattia e guargione, ipnosi, astrologia, terapia della reincarnazione sono i temi trattati
Malattia e destino, il valore e il messaggio della malattia
Che significato hanno le malattie nella nostra vita?
Secondo lo psicologo e psicoterapeuta Thorwald Dethlefsen e il medico Rudiger Dahlke esiste una unica malattia che fa parte integrante della condizione patologica dell'uomo. Questa si manifesta in molteplici forme: infezioni, mal di testa, incidenti, dolori, tumori ecc. ed accompagna l'uomo per tutta la vita, fino alla morte.
Il sintomo diviene così espressione visibile di un processo invisibile. Non solo, ma Il corpo -continuano i due terapisti- non può ammalarsi perché in esso si esprimono solamente le informazioni della coscienza.
Siamo di fronte al cambiamento radicale del concetto di malattia e salute. Tutte le patologie (s'intendono proprio tutte, ndA) che che interessano il corpo, si originano nella psiche e ci avvertono che la coscienza ha perso l'equilibrio con l'ambiente circostante (Universo). Non solo ma questi sintomi devono essere interpretati e compresi affinché il nostro cammino evolutivo continui senza intoppi. Ammalarsi fa bene! è il loro motto.
Il libro scritto in maniera semplice si divide in due parti, la prima in cui viene spiegata la teoria e la seconda dove vengono analizzate le più diverse manifestazioni sintomatiche. La lettura può mettere un po' in crisi le persone che credono alla malattia secondo la concezione organicistica, e cioè che sono i singoli organi ad ammalarsi e non l'uomo nella sua interezza, ma nonostante questo lo consiglio proprio a tutti perché una visione alternativa dell'universo e delle sue leggi è senz'altro di aiuto nell'accrescimento interiore.
LA POLARITA’ DELLA REALTA’
Tutto è a due facce, tutto ha due poli, tutto ha la sua coppia di opposti, uguale e disuguale sono la stessa cosa. Gli opposti sono identici in natura, solo diversi di grado; gli estremi si toccano; tutte le verità sono soltanto mezze verità; tutte le contraddizioni possono essere composte.
La legge di polarità è la base della filosofia ermetica. Molti errori umani potrebbero essere evitati se la legge di polarità fosse capita meglio. Il cammino dell’uomo lo porta a confrontarsi con la polarità: scopo di questo cammino è il superamento della polarità.
"Che cos’è? Al mattino va su quattro gambe, a mezzogiorno su due e la sera su tre", diceva l’enigma della Sfinge. Morte e annientamento attendevano le persone che non sapevano risolvere questo enigma. Edipo conosceva la risposta: è l’uomo. Da bambino si muove a quattro gambe, nel mezzogiorno della vita su due e nella vecchiaia il bastone è la sua terza gamba.
Ma questo è semplicemente il significato exoterico della domanda. Non sarebbe proporzionato imporre la pena di morte a chi non sa rispondere a una domanda scherzosa. Qui piuttosto viene chiesto il significato delle tappe principali del cammino umano, il cui mancato superamento è letteralmente mortale. Il numero quattro è, fin dai tempi antichi, il simbolo della materia, che rappresenta la croce dell’uomo. Attraverso il confronto con la materia, che costituisce l’inizio dell’evoluzione (mattino), l’uomo deve imparare a capire la polarità, simboleggiata dal numero due. Tuttavia, solo il superamento della polarità e il raggiungimento del tre lo porta alla sera, cioè al perfezionamento. Soltanto chi assolve a questo compito raggiunge la vita eterna.
La legge di polarità pare all’inizio troppo semplice, troppo ovvia, perché si abbia l’impressione che valga la pena di occuparsene più da vicino. Tutto ciò che l’uomo trova nel mondo delle manifestazioni e tutto ciò che l’uomo riesce ad immaginarsi gli si presenta sempre sotto forma di due poli. È impossibile per l’uomo immaginarsi un’unità al di fuori della polarità. Espresso nel linguaggio simbolico di numeri, questo significa che il numero uno non è pensabile fintanto che non è creato il due; l’uno presuppone il due.
Sul piano geometrico è più facilmente comprensibile. Il simbolo geometrico dell’uno è il punto. Un punto non possiede dimensione né nello spazio, né sul piano, altrimenti sarebbe una sfera o un disco. Il punto non ha dimensioni. L’uomo però riesce ad immaginarsi un punto di questo genere, perché quando ci immaginiamo un punto ci figuriamo sempre una estensione, per quanto piccola possa essere. Questa unità, però, per l’uomo non è pensabile.
La sua coscienza obbedisce alla legge di polarità. Soggiace al due. Così c’è più e meno, uomo e donna, elettrico e magnetico, buono e cattivo, tono maggiore e tono minore, luce e tenebre. E si potrebbe continuare a lungo, dato che ogni concetto ha il suo polo opposto. Queste coppie di concetti noi le definiamo opposti, e siamo abituati a porci, nei casi concreti, l’alternativa "o–o". Noi cerchiamo costantemente di creare coppie di concetti. Una cosa è grande o piccola, chiara o scura, buona o cattiva. Noi siamo del parere che questi opposti si escludano l’un l’altro, ma è qui che ci sbagliamo.
(I due elementi figurativi vaso/volti sono presenti entrambi contemporaneamente nell'immagine, ma costringono chi osserva a una decisione nel senso di o/o: o vediamo il vaso, o vediamo i volti. Nel migliore dei casi, possiamo percepire i due aspetti di questa immagine uno dopo l'altro, ma è molto difficile percepirli entrambi contemporaneamente. Questo gioco ottico è un buon mezzo per capire la polarità. [...] Se si toglie dall'immagine un polo (sia quello bianco che quello nero: è indifferente), sparisce tutta l'immagine coi suoi due aspetti. Anche qui il nero trae vita dal bianco, il primo piano nasce dallo sfondo, proprio come l'inspirazione deriva dall'espirazione o il polo positivo della corrente elettrica trae vita da quello negativo.) [Da Malattia e Destino, di Thorwald Dethlefsen, pp. 30-31.]
La realtà consiste di unità, che però si manifestano alla coscienza umana solo in termini di polarità. Noi siamo in grado di percepire l’unità come unità, il che però non ci autorizza a dedurne che questa unità non esiste. La percezione della polarità presuppone per forza l’esistenza di una unità. Il due non può essere che la conseguenza dell’uno. Noi vediamo l’unità sempre e soltanto sotto forma di due aspetti, che ci sembrano opposti. Ma sono proprio gli opposti che insieme formano una unità e nella loro esistenza sono dipendenti uno dall’altro.
LA VITA È RITMO
L’esperienza umana fondamentale delle polarità è il respiro. In esso possiamo studiare le leggi della polarità, che è poi possibile trasferire a tutto l’universo. Perché come sotto, così sopra. Quando noi inspiriamo, ne deriva con assoluta certezza, come polo opposto, l’espirazione. A questa espirazione segue con altrettanta certezza di nuovo l’inspirazione. Lo scambio continuo di questi due poli produce il ritmo.
Il ritmo è il modello di base di tutta la vita. Se si distrugge il ritmo, si distrugge la vita. Il ritmo consiste sempre di due poli, e quindi non è un "o–o", ma un "e–e". chi rifiuta di espirare, non può poi più inspirare, e viceversa. Perché un polo vive dell’esistenza dell’altro polo. Se accantono un polo, sparisce anche l’altro. Un polo produce l’altro. Ciò che nella respirazione appare ovvio non viene però riconosciuto in quasi tutti gli altri campi.
Fintanto che l’uomo si pone "a favore di qualcosa" o "contro qualcosa", distrugge l’unità. L’uomo è per la salute e contro la malattia. Non vuol capire che salute e malattia, in quanto polarità, si condizionano reciprocamente e vivono una dell’altra. La salute esiste solo in quanto esiste la malattia. La salute può derivare soltanto dalla malattia. Per questo qualunque medicina preventiva è un’illusione.
Chi ha compreso la legge di polarità sa che ogni meta è raggiungibile soltanto attraverso il polo opposto e non per via diretta, come la maggior parte della gente tenta inutilmente di fare. Chi vuol gettare una pietra il più lontano possibile non si protende certo in avanti, ma all’indietro, nella direzione opposta a quella del lancio. Il giardiniere non concima le sue rose con olezzanti profumi affinché l’anno dopo abbiano un buon profumo, ma la concima con lo sterco, e tuttavia da questo sterco nascono fiori profumati. Il Libro Tibetano dei Morti insegna: "Chi non ha imparato a morire non può imparare a vivere". E il Cristo ci insegna che la vita la si raggiunge solo attraverso la morte. Tutti i sistemi di saggezza insegnano che solo subordinandosi alla Legge si diviene liberi. L’uomo però non vuol capire questa Legge. In tutti i campi si ricerca la via diretta e gli insuccessi ben difficilmente insegnano qualcosa.
Ogni atteggiamento pro o contro qualcosa è una fissazione. La vita è ritmo e quindi movimento. "Tutto scorre", diceva Eraclito. La fissazione però impedisce il movimento ed è quindi ostile alla vita. Ogni opinione o idea fissa, in qualunque campo sia, impedisce l’evoluzione. Se ci analizzassimo onestamente, potremmo constatare che noi siamo fatti quasi esclusivamente di queste fissazioni. Niente sembra più difficile all’uomo che cambiare opinione.
C’è una antica tecnica nell’insegnamento esoterico che consiste nel ribaltamento successivo di tutte le opinioni e di tutte le idee. Questa tecnica consiste nel sostenere l’opposto di quello che si pensa, finché entrambi i poli hanno acquistato uguale forza. A questo punto ci si libera automaticamente della polarità e da un terzo punto di vista, superiore ai due precedenti, si comincia a capire che dalla polarità nasce la globalità.
Ogni affermazione umana può esprimere sempre soltanto un aspetto della verità. Per descrivere tutta la verità, occorre sempre il polo opposto. In questo modo, qualunque cosa si dica sulla realtà è un paradosso. La lingua umana non può fornire espressioni univoche sulla verità. Se a una formulazione manca il paradosso, è in ogni caso incompleta e comprende soltanto un aspetto parziale. Questo fatto è stato fatale al tentativo scientifico di ottenere asserzioni univoche e non contraddittorie. E male ha fatto chi ha sorriso delle formulazioni contraddittorie delle antiche discipline di sapienza, come per esempio il Tao Te Ching o gli alchemisti.
La svolta nella scienza è stata costituita dalla studio della luce. C’erano due opinioni opposte sulla natura dei raggi di luce. Una era la teoria delle onde; l’altra quella dei corpuscoli: e pareva che queste due teorie si escludessero l’una con l’altra. Se la luce consiste di onde, non può consistere di particelle. Ma se consiste di particelle, non è un’onda. O–o. intanto, però, siamo venuti a sapere che questo "o–o" è un’impostazione sbagliata. La luce è sia onda che corpuscolo. Questa coesistenza di due nature che a noi sembrano opposte non è concepibile per l’uomo, però è vera. La natura ondulatoria e corpuscolare della luce è stata dimostrata. A questa doppia natura della luce bisognerebbe sempre pensare quando si affrontano problemi filosofici.
In ogni tempo si è discusso appassionatamente sul problema se l’uomo sia libero o determinato. E non ci si accorge che il problema è male impostato. Solo superando la posizione "o–o" e riconoscendo che l’uomo è sia pienamente determinato che pienamente libero, ci si potrà avvicinare alla verità. Dalla legge di polarità deriva il fatto che tutto ciò che esiste ha il diritto di esistere.
Nell’ambito di un cosmo che funziona in base a delle leggi, non può esserci nulla che "in realtà non dovrebbe esserci". Solo gli uomini hanno preso l’abitudine di suddividere il mondo in cose che possono esistere e in cose che non dovrebbero esserci. Con un atteggiamento del genere si va però contro la verità. Ogni manifestazione ha il suo significato, altrimenti non potrebbe esistere. Chi non vuole accettare questo, deve introdurre di nuovo il concetto di Caso.
Se una persona è contro qualcosa, significa in genere che è "per" il suo contrario. Così, per esempio, si è per la pace e contro la guerra, per la saluta e contro la malattia, per la felicità e contro il dolore, per il bene e contro il male. E ci si dimentica che tutti questi concetti sono coppie che costituiscono una indissolubile unità, che l’uomo non può dissolvere. Se mi rifiuto di espirare, non poso più inspirare. Se tolgo il polo negativo della corrente elettrica, sparisce anche quello positivo. Allo stesso modo, la pace condiziona la guerra, il bene è tale in quanto esiste il male e il male è il fertilizzante del bene. Così Mefistofele nel Faust di Goethe dice: "Io sono una parte di quella forza che vuole costantemente il male e produce costantemente il bene".
Queste considerazioni non legittimano affatto un comportamento arbitrario dell’uomo, ma devono metterlo in guardia quando considera le manifestazioni del reale. Se avviene un assassinio, anch’esso è parte del reale e ha il suo significato e la sua motivazione, altrimenti non sarebbe avvenuto. Non ha senso rifiutarsi di accettare l’assassinio che è avvenuto, a meno che non vogliamo porci contro tutto l’ordine universale. Questo non significa che dobbiamo definire questo assassinio buono e giusto, o che addirittura ci sentiamo autorizzati a compierne uno anche noi.
Accettare la verità significa semplicemente riconoscere il diritto di esistenza di tutte le cose. Se ci poniamo contro la verità, non modifichiamo nulla nei fatti oggettivi, però ci sentiamo oggettivamente peggiori. Perché ogni resistenza alla verità produce una apparente controresistenza che noi avvertiamo. La maggior parte del dolore umano dipende dalla resistenza che noi stessi opponiamo contro le manifestazioni del reale.
Tutte le cose sono in sé completamente prive di valore e neutrali. È l’atteggiamento dell’uomo che le rende opposte alla gioia o al dolore. Così la solitudine non è né buona né cattiva, né gradevole né sgradevole. Uno vive la solitudine come sofferenza, l’altro come gradevole premessa per la riflessione e la meditazione. Per uno il possesso è la metà ultima delle sue fatiche, per l’altro un peso e un disturbo. Non sono mai le circostanze in se stesse che toccano il nostro animo, ma semplicemente il nostro atteggiamento nei confronti delle circostanze.
LA CONCILIAZIONE
Se l’uomo impara la prima regola importante, che cioè tutto ciò che esiste è buono in quanto esiste, troverà sempre più pace e tranquillità. E solo in questa pace imparerà a considerare le cose, e queste gli riveleranno il loro significato. Ci si libera così gradualmente dalle idee fisse, dall’idea di dover combattere per o contro qualcosa, senza per altro diventare inattivi. Infatti, chi crede di poter cambiare il mondo con la sua attività, in genere non si accorge che in realtà è diventato schiavo delle circostanze e che queste modificano lui.
La vera attività deriva dalla tranquillità. È un segno di maturità lasciare che qualcosa accada senza voler intervenire subito. A questo punto i più cominciano a ribellarsi; si teme, seguendo questa regola, di passare per minchioni, di diventare il trastullo degli altri, di andare a fondo senza speranza. Non si vorrebbe rinunciare alle battaglie che in fondo amiamo, si vorrebbe continuare a mostrare agli altri "chi siamo", si vorrebbe esercitare una forza. Anche Pietro non poté fare a meno, nell’orto di Getsemani, di estrarre la spada, e in questo modo riuscì soltanto a dimostrare di non aver ancora capito fino in fondo gli insegnamenti del suo Maestro. Chi non è in grado di vivere in armonia con le cose reali, non potrà mai avviarsi sul sentiero esoterico.
La maggior parte delle gente si porta dietro un gran peso dal passato, consistente di eventi e personaggi degli anni trascorsi con cui si è stati, o si è, in ostilità. Per eliminare questo carico può essere utile il seguente esercizio: ci si distenda in silenzio e rilassati, si chiudano gli occhi e si facciano emergere davanti all’occhio interiore situazioni passate che si ritiene che sarebbe stato meglio non aver vissuto. Queste situazioni "negative" del destino le si consideri insieme alle persone da cui si pensa di aver avuto un torto e che si preferirebbe non aver mai incontrato. Mentre si riflette su queste situazioni e sulle persone in esse coinvolte, si consideri che tutto questo non è stato che un gradino nella via che il destino ha segnato per noi e che senza di esso oggi non si sarebbe quello che si è. Si cerchi di capire il significato di quanto è accaduto e si vedrà che lentamente si proverò gratitudine per il fatto che tutto è stato come è stato.
Solo quando si sarà riusciti a sorridere sinceramente dell’evento in se stesso e delle persone in esso coinvolte e anche a ringraziarle per l’aiuto che sono state disposte a dare alla realizzazione del nostro destino, solo allora si passi a un altro episodio, procedendo allo stesso modo. Si lasci che i singoli episodi emergano da sé, non c’è bisogno di stare a cercarli con l’intelletto. Si accettino tutti gli eventi, anche quelli meno gradevoli, senza reprimere nulla, neppure le cose con le quali si crede di essersi da tempo riconciliati.
Bisogna ripetere sempre questo esercizio, che a certuni all’inizio potrà sembrare difficile, e si vedrà che tutto diventerà più facile, che la pressione interiore sparirà. Finché ci si sente contro una parete, si avrà la sensazione che la parete eserciti una pressione su di noi. Se la propria pressione aumenta, aumenta anche quella della parte. La soluzione consiste nel togliere le mani dalla parete. La pressione allora parità da sola. Il paragone potrà sembrare banale, tuttavia quasi tutti si trovano come davanti a una parete, premono con tutte le loro forze e si lamentano della pressione della parete. Rinunciare alle proprie resistenze è facile in teoria, ma per l’uomo risulta incredibilmente difficile. Perché tutti sono profondamente convinti di dover premere contro questa parete appunto perché "la parete preme contro di loro" e che, se smettono di opporre resistenza, la parete finirebbe per piombare loro addosso. È qui però che sbagliano. Si provi personalmente a realizzare l’esempio della parete e si capirà il problema fino in fondo. Per rendersi conto dello sbaglio, bisogna avere il coraggio di smettere di fare pressione. Chi riconosce il diritto della parete di esistere, non ha bisogno di esercitare una pressione contro di lei ed essa non lo disturberà in alcun modo.
(continua...)
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