Articolo di Maurizio Blondet
11/10/2005
Il telepredicatore Pat RobertsonSTATI UNITI - I disastri naturali che si susseguono nel mondo «possono indicare l'imminenza della fine dei tempi».
Così Pat Robertson, il più ricco e famoso dei telepredicatori americani.
Il discutibile personaggio, che è stato candidato presidenziale repubblicano ed è un fiero sionista, ha parlato alla CNN.
«Se leggete la Bibbia, la lettera di san Paolo alla Chiesa di Tessalonica, egli dice che gli ultimi giorni della terra verranno come 'le doglie del parto' di un nuovo ordine. Ora, certi eventi cominciano a colpire con stupefacente regolarità».
«La speranza santa della Bibbia», ha continuato, «è che Gesù tornerà un giorno a cominciare un'era completamente nuova, che noi chiamiamo il millennio. E prima che il tempo beato arrivi ci saranno giorni difficili».
Pat Robertson è quell'esponente «cristiano» che ha invocato l'assassinio del presidente venezuelano Chavez, accusandolo di «diffondere il marxismo in America latina» e di «sovvenzionare Bin Laden».
Anche Al Lindsey, un altro telepredicatore «cristiano», sta ripetendo le stesse cose: «sembra chiaro che i tempi profetici che aspettiamo da decenni siano finalmente arrivati», ha detto Lindsey il 9 settembre dalla sua TV privata, la Trinity Broadcasting Network (sic).
Ed ha citato Matteo 24 (7-8): «perché una nazione si solleverà contro una nazione, e regno contro regno; e ci saranno carestie e pestilenze e terremoti in diversi luoghi. Tutto questo sarà l'inizio dei dolori».
Altra citazione preferita dai fondamentalisti protestanti: «e ci saranno segni nel sole e nella luna e nelle stelle; e sulla terra le nazioni saranno sgomente e incerte; il mare e le onde ruggiranno» (Luca 21, 25).
Sia Pat Robertson sia Lindsey descrivono il regno anticristico degli ultimi giorni come «una specie di impero romano ritornato in Europa, che dominerà prima l'Occidente, poi il mondo».
Così, gli agitatori «religiosi» americani stanno eccitando le ansie apocalittiche e le aspettative millenaristiche di almeno 70 milioni di loro fedeli americani.
Tutto ciò rende loro, fra l'altro, molto denaro.
Un modo di «spiegare» tsunami, terremoti, imminente influenza aviaria (una pandemia) e alluvioni di New Orleans come «volontà di Dio».
Resta vero che la frequenza di violentissimi sismi che ha colpito l'Est asiatico lascia perplessi i sismologi per la loro forza.
Quello che ha colpito Sumatra il 26 dicembre 2004 ed ha provocato lo tsunami era del grado 9 Richter.
Quello avvenuto tra Pakistan e India in Himalaya qualche giorno fa, del grado 7,2, è seguito a continui «assestamenti» di forza estrema, tra i 5,5 e 6,3 Richter, che da soli sarebbero bastati a produrre devastanti distruzioni.
E tra il 29 settembre e il 3 ottobre sei terremoti di grande potenza (5,5 e 6,5) hanno colpito la Papua Nuova Guinea nell'area detta New Britain.
Lo scorso 10 aprile ben sei terremoti si sono prodotti in Indonesia, regione del Mentawai, tra i 5,8 e i 6,8 della scala Richter.
Ciò che preoccupa i geologi è che questi fenomeni - dovuti allo scivolamento di due colossali placche, quella eurasiatica e quella australiana, l'una sotto l'altra - denunciano un accumularsi di forze titaniche, simili a quelle di una gigantesca molla compressa, che dovranno prima o poi esprimersi.
I sismologi temono nel Sud Est asiatico l'erompere di un «supervulcano»: che non sarebbe un cono eruttivo, ma una frattura di centinaia di chilometri vomitante lava.
Un supervulcano si manifestò nella stessa area del sud-est asiatico circa 70 mila anni orsono, provocando la sparizione del 75% delle forme di vita e mutamenti climatici su tutto il pianeta.
Maurizio Blondet
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