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"Boycott Gillette". Ovvero come farsi la barba con la spia...

Ultimo Aggiornamento: 25/07/2005 14:36
29/05/2005 12:39
 
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Un caccia supersonico da guerra che c’entra con un rasoio da barba? ve lo ricordate? Per il lancio del suo nuovo rasoio a tre lame la Gillette produsse uno spot in cui il semplice oggetto quotidiano veniva messo in relazione con una sofisticata tecnologia militare. Va bene - si potrebbe obiettare - è solo pubblicità. I confini della pubblicità sono stati tuttavia valicati e il collegamento tra la potente multinazionale della rasatura (il suo maggiore azionista Warren Buffet è l’uomo più ricco del mondo, dopo Bill Gates, s’intende) e le tecnologie militari si è realizzato al di fuori dei confini della virtualità.

La notizia è di questi giorni.

Negli Stati Uniti, con il titolo ironico di "Piuttosto mi farei crescere la barba", è stata lanciata una campagna di boicottaggio nei confronti della multinazionale Gillette, una campagna diversa dalle altre perché questa volta non abbiamo il solito copione di una corporation rea di sfruttamento di minori, violazione dei diritti sindacali, attentato all’ambiente o alla salute pubblica e quant’altro si possa desumere dalla storia dei boicottaggi di questi ultimi decenni.

L’accusa è quella di avere introdotto e sperimentato, negli Stati Uniti e in Inghilterra, una strategia di marketing invasivo, lesivo della privacy, installando sui suoi prodotti microcomputer denominati RFID. Cosa è un RFID? RFID sta per "Radio Frequency Identification Device" e consiste in un minuscolo microchip collegato a un’antenna miniaturizzata, il tutto facilmente occultabile sia nel packaging sia nel prodotto stesso, che se opportunamente interrogato mediante radiofrequenze da appositi dispositivi lettori, trasmette nel raggio di una ventina di metri tutte le informazioni memorizzate.

Questa tecnologia consente pertanto di tenere sotto controllo per sempre ogni singolo oggetto messo in commercio, dai vestiti ai barattoli di yogurt. Tanto per aggiungere un tocco di mistero a tutta la faccenda, nella storia compare anche un’azienda specializzata il cui nome è tutto un programma, la Alien Technology, verso la quale la Gillette avrebbe appena emesso un primo ordine per ben 500 milioni di RFID. Sì, avete letto bene: mezzo miliardo di unità RFID.

Sostiene, la multinazionale, che gli RFID rappresentino una naturale quanto innocua evoluzione dei codici a barre, ma è anche vero che ci sono sostanziali differenze che non possono passare inosservate. Prima di tutto il codice a barre identifica la tipologia di prodotto e non la singola unità di prodotto. Ad esempio, una lattina di aranciata venduta in Svezia ha lo stesso codice a barre di una venduta in India, mentre l’RFID identifica un oggetto unico che, nella più probabile delle ipotesi, lega per così dire la sua storia di prodotto alla storia di un singolo individuo.

In secondo luogo, l’RFID è un componente attivo, cioè può essere letto a distanza in quanto capace di dialogare con altri dispositivi lettori che emettendo una determinata radiofrequenza recuperano, in qualsiasi momento e luogo, tutte le informazioni contenute nel chip. In terzo luogo, mentre il codice a barre risulta innocuo, l’RFID comporta per la persona che lo “indossa” un bombardamento continuo di onde elettromagnetiche prodotte dai lettori che, in un ipotetico futuro, saranno dislocati in tutte le aree di interesse.

Facciamo un esempio

Lo scenario potrebbe essere questo: entrando in un luogo dove sia presente un lettore, veniamo immediatamente investiti da una serie di frequenze elettromagnetiche che “risvegliano” tutti gli RFID degli oggetti che ci portiamo appresso e, nel giro di pochi attimi, qualcuno potrebbe leggere sullo schermo di un computer un’accurata lista: i vestiti che indossiamo, gli oggetti che abbiamo nella nostra borsa, la data del loro acquisto, il luogo, e molto altro se consideriamo che il web permetterebbe di costruire immensi database nei quali delineare le abitudini di consumo di ognuno di noi. Manca solo la foto e ci troveremmo di fronte a una vera e propria schedatura.

Ma qui viene la sorpresa: la foto c’è! Infatti la Gillette, che è solo la capofila di una serie di multinazionali (Philip Morris, Procter & Gamble, Wal-Mart) che hanno già cominciato a sperimentare gli RFID sui loro prodotti, ha anche saggiato le futuristiche proprietà dei cosiddetti “scaffali intelligenti” che, proprio grazie all’uso degli RFID, sono in grado di raccogliere automaticamente una serie di dati. Non solo il conto dei pezzi prelevati dai clienti riuscendo, a detta dei rivenditori, a gestire in modo ottimale e tempestivo la catena di vendita, ma anche l’immagine, viso e figura intera, dei consumatori. Sorridete quindi!

Già! Perché non appena un prodotto viene prelevato dallo scaffale, poco intelligente ma molto “agente segreto”, una microcamera nascosta nello scaffale scatta una foto all’ignaro acquirente. La tecnologia degli RFID proviene direttamente dal Pentagono e le sue possibili applicazioni, anche militari, sono allo studio presso l’Università di Berkeley. In particolare si parla di “sabbia elettronica”, ovvero mircrochip simili agli RFID sparsi in quantità su un determinato territorio allo scopo di registrare dati di ogni genere: suoni, immagini, temperatura e altri dati sull’ambiente in cui la sabbia sia stata distribuita. Ma a quanto pare la sperimentazione sul campo ha già avuto inizio nel mercato delle merci, distribuendo granelli della sabbia intelligente nelle nostre tasche, per sapere cosa compriamo, quali oggetti portiamo con noi e quando li abbiamo comprati.

La tecnologia inoltre sta diventando printable, stampabile, e, tanto per mettere i puntini sulle “i”, sarà proprio in uno di quei puntini che potrebbe essere nascosto il dispositivo. Basterà una semplice scritta sul prodotto, anche le antenne, grazie a uno speciale inchiostro conduttivo, si potranno stampare sul prodotto. Quale scenario di fronte a noi? Ce n’è per un romanzo!

Il mercato in crisi, ed è bene sottolinearlo, drammaticamente in crisi, ha bisogno di raccogliere dati sui consumatori e le vetuste statistiche di mercato non reggono più, andranno in pensione lasciando spazio a una schedatura individuale: la foto (il nostro aspetto fisico è oggi il dato di base per disegnare il target di consumo), quali prodotti compriamo, quando, per quanto tempo li usiamo. Il consumatore diventa un sistema da controllare, un’idea mediata seguendo il modello dei cookies che si annidano nel nostro computer di casa, i famosi “biscottini” che spiano le nostre navigazioni, le nostre azioni quotidiane, per trasformarle in informazioni che ci descrivono come possibili utenti di servizi e consumatori di prodotti.

Se il mercato riuscirà nell’impresa di tracciare dettagliatamente tutto il nostro mondo materiale, allora cambierà anche il concetto stesso di pubblicità, sempre più personalizzata, disegnata sul nostro profilo cognitivo-consumistico, entrerà direttamente nelle nostre case attraverso le televisioni interattive. O magari in modi anche molto più inconsueti. Un negozio di abbigliamento, come tanti. Ci fermeremo davanti alla sua vetrina a dare un’occhiata.

Ci basterà appena il tempo di gettare uno sguardo per scorgere tra i capi esposti un pannello elettronico sul quale andrà componendosi una scritta: “Sono tre anni che porti quei pantaloni. Per non parlare delle scarpe. Non ti sembra un po’ troppo? Entra a dare un’occhiata ai nostri saldi!”.



Fonte: www.boycottgillette.com

[Traduzione di Gianni.”Cunegonda Italia”]
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anta mata so mata
19/07/2005 10:33
 
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Credo che inquietante sia un aggettivo blando per definire quest'informazione!
E mi domando anche se esista un impiego "etico" di certa tecnologia. O è illusorio perfino il pensarlo?

Gian ho letto alcuni post che hai inserito, trovandoli estremamente interessanti.
Grazie

un saluto

Luna Noctiluca
(infiltrata da un altro forum [SM=g27960] )
19/07/2005 15:08
 
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Ciao Luna, benvenuta nel nostro forum.

Mi fa piacere che le nostre discussioni suscitino sempre un certo interesse in chi ci incontra "casualmente" per la prima volta.

Spero ci verrai a trovare spesso.

A presto.

Gian
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anta mata so mata
19/07/2005 19:07
 
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confermo. grande gian e grande tiziano!
fate sempre dei bellissimi interventi.

Pensavo...
Quando hai accennato agli "slide", ai scivoli mentali, mi è venuta in mente l'università che c'è a Rovereto, vicino Trento.
riporto qui la presentazione della facoltà:

La Facoltà di Scienze Cognitive, unica in Italia, è la più giovane Facoltà dell'Università degli Studi di Trento ed ha sede a Rovereto (25 km da Trento).
I corsi attualmente attivati presso la Facoltà sono la laurea triennale in Scienze e tecniche di Psicologia cognitiva applicata e la laurea specialistica in Scienze cognitive. La Facoltà collabora anche alle attività didattiche della Scuola di Specializzazione all'Insegnamento Secondario e della Scuola di Dottorato di Ricerca in Scienze della Cognizione e della Formazione dell'omonimo Dipartimento.
Gli insegnamenti della nuova Facoltà hanno una forte caratteristica interdisciplinare, con particolare attenzione alla psicologia cognitiva, alle neuroscienze sperimentali e cliniche, alla comunicazione, alle scienze del comportamento e della formazione. Obiettivo di questo percorso universitario è quello di rivolgersi in futuro ad un pubblico di studenti sempre più vasto, formando non soltanto i futuri psicologi, ma anche i cognitivisti, gli studiosi di intelligenza artificiale e gli esperti dei processi di decisione.
Per le attività didattiche la Facoltà si avvale anche di docenti stranieri provenienti dai più famosi centri di ricera internazionali per le Scienze cognitive, come l'Università di Harvard (USA) e di Umea (Svezia).
La sede amministrativa della Facoltà di Scienze Cognitive è presso Palazzo Todeschi in via Tartarotti a Rovereto, le attività didattiche al momento si svolgono principalmente presso il Trade Center, dove trovano sede anche la segreteria didattica dei corsi di laurea e il Dipartimento di Scienze della Cognizione e della Formazione. Tutte le aule didattiche della Facoltà sono dotate di risorse multimediali funzionali alle moderne tecniche di insegnamento e sono a disposizione degli studenti postazioni informatiche presso i laboratori. La biblioteca universitaria ha sede presso la biblioteca civica della città sotto la cupola del Mart, Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.

Corso di laurea triennale:
Scienze e tecniche di psicologia cognitiva applicata
Corso di laurea Specialistica:
Scienze Cognitive
Programma doppia laurea (in fase di attivazione):
Scienze Cognitive
Fachbereich Humanwissenschaften, Universität Osnabrück



ciò che mi salta all'occhio è la frase "formando non soltanto i futuri psicologi, ma anche i cognitivisti, gli studiosi di intelligenza artificiale e gli esperti dei processi di decisione."

non ti sembra che questi personaggi saranno futuri ideatori di slide commerciali?
un mio amico che sta frequentando mi ha raccontato alcuni aneddoti davvero curiosi...
per esempio la semplice disposizione sugli scaffali della merce non è casuale, come non lo sono i colori della confezione, o i messaggi pubblicitari. Tutto è finalizzato al convincimento, a direzionare la capacità decisionale della persona, creando appunto quegli slide di cui parli e facendoti ritrovare nel carrello prodotti che non avresti mai acquistato.
Se ci pensate anche nel campo pubblicitario tutto è lecito (o quasi).

Mi spiego: se io scrivo falsità sul prodotto contravvengo delle leggi, ma se scrivo cose vere di nessuna importanza per il consumatore, come la frase che c'era sulle acque minerali "povera in sodio", spacciandole per fondamentali, non contravvengo a nessuna legge.

Mi fa arrabbiare anche quando scrivono dei dati sull'etichetta, tipo ha lo 0,001% di blablabla...
e tralasciano di specificare a cosa si riferisce il percento, al secco? al totale?
tralasciando pure affermazioni "fa meno male" o "fa più male"
devono dirmi se è un bene o un male che abbia o non abbia tale molecola, devono dirmi pure il limite legale di tale sostanza e lascare al consumatore la constatazione di vedere quanto è al di sotto di tale soglia. Perchè se mi danno una percentuale o dei numeri, delle quantità, non me ne faccio niente se non so anche i limiti legali. Poi ci sarebbe da discutere anche sul criterio di scelta di tali limiti...

Io studio enologia e vi posso raccontare una cosa abbastanza sconcertante.
La solforosa, molecola conservante antimicrobica e antiossidante, è tossica per l'uomo in dosi di 7mg/kg corporeo.
Cosicchè se una persona pesa 70 kg il limite giornaliero si aggira sui 490mg.
Ora c'è da chiedersi: che concentrazione troviamo nei vini?
solitamente la concentrazione va da 60mg/litro per certi rossi, via via aumentando, 150mg/litro per alcuni bianchi... certi souterne francesi arrivano persino a 400mg/litro, ed il limite è stabilito sull'efficacia che questa svolge, più il vino è dolce e soggetto ad attacchi batterici più questo limite si alza...
mi chiedo però una cosa: sapete tutti che la solforosa non è usata solo nel vino? è demonizzata dai massmedia ma non dicono che è usatissima nei prodotti alimentari sotto forma di conservante riportando sigle che a seconda dello stato di ossidazione della molecola variano e si collocano sotto E2XX
E220 E240...
Quindi: siete sicuri di stare sotto la soglia?

capite quante sottigliezze? e pensare che questa confusione c'è per ogni molecola chimica aggiunta! mentre in certi paesi si usano molecole di cui non si conoscono ancora tutti rischi nel loro uso!

un'altra scena tipica che mi fa sbellicare:
donne che comperano prodotti ultra dietetici e fanno diete ferree accompagnando al pasto una bellissima coca cola da 33cc che ha un potere calorico equivalente a più di 15 bustine di zucchero!

vi sembra giusto che per non essere raggirati sui prodotti alimentari ci vogliano 2/3 lauree in chimica, biochimica, medicina...???

e tutti gli altri?

vittime degli slide??



[Modificato da Minoboia 19/07/2005 19.42]

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Filosofiadeipensieri.blogspot.com
19/07/2005 20:15
 
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Purtroppo le tecniche pubblicitarie finalizzate al consumismo sono solo un esempio di come sia possibile influenzare le scelte di un individuo per scopi diversi.

Questo articolo è un valido esempio delle ricerche fatte finora in tale direzione: "Controllori della mente al lavoro".

Non credo occorrano sforzi sovrumani per impedire che le nostre decisioni vengano condizionate da questi subdoli mezzi mediatici. Penso sia sufficiente prestare un minimo di attenzione alle motivazioni che ci spingono ad agire in un certo modo di fronte a determinate situazioni e rinunciare una volta per tutte ad accettare senza riserve tutto ciò che ci viene detto (da chi?) in "nostro" interesse.

Non servono le lauree, ci vuole il buon senso. [SM=g27960]

x Minoboia: i tuoi interventi forniscono sempre ottimi spunti di riflessione e non posso che essertene grato. [SM=g27959]
A presto.

Gian
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anta mata so mata
20/07/2005 10:03
 
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caro Minoboia, una precisazione, per gli utenti meno informati, la "solforosa" sulle etichette è di solito riportata come "anidride solforosa" o con la sigla.
Oggi comunque col web è più facile cercare tutte le porcherie che ci propinano
http://www.dietaitaliana.it/Alimentazione/additivi.htm
comunque finchè la classe politica sarà sostenuta dai media, succederà come nel 1977 quando alcuni coloranti furono dichiarati sicuramente dannosi, il ministro della sanaità di turno(non so chi era) disse pressapoco...si sono dannosi, ma permettiamo di usarli ancora per un anno per finire le scorte...[SM=g27965] [SM=g27966] [SM=g27970]
ciao
mauro
20/07/2005 15:39
 
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Re:

Scritto da: mauroi 20/07/2005 10.03
caro Minoboia, una precisazione, per gli utenti meno informati, la "solforosa" sulle etichette è di solito riportata come "anidride solforosa" o con la sigla.
mauro



L'anno scorso sul programma report in una puntata dedicata ai vini hanno parlato dell'anidride solforosa.
Avevano detto che dal 2005 sulle etichette dei vini sarebbe stata presente la sua percentuale ( non in tutti i vini è presente fortunatamente ).
E invece niente... come al solito.
Cmq quando bevete un vino e senza eccedere il giorno dopo vi fa male la testa anche solo con 2 bicchieri questo è dovuto all'anidride solforosa.
Ciao
Roberto
25/07/2005 14:36
 
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X Gian1976

Ciao scusate l'intervento, ma se non ricordo male in qualche film di fantascienza, una cosa simile si era già vista, forse proprio in un film di Tom Cruise.
Infatti nel film si è vista una scena dell'attore principale che entrando in un magazzino, veniva riconosciuto e gli veniva comunicato cosa aveva acquistato l'ultima volta.
Poi la stessa cosa accadeva in metropolitana.
Se non ricordo male usavano un lettore della retina, ma il fine era lo stesso.

Buona Giornata a tutti.
Ciao
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