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TERRA CAVA ED AGARTHI.......

Ultimo Aggiornamento: 07/07/2006 22:23
28/06/2003 14:54
 
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Ed ecco la seconda parte [SM=g27963]:

Terra Cava

di Costantino Paglialunga

L'idea che la Terra sia internamente vuota è antica come l'uomo. Miti e leggende di molti popoli affermano una simile realtà. Popoli come quelli asiatici, gli Eschimesi, gli Hopi, i Maya, gli Incas, gli antichi egizi e addirittura i Vichinghi avevano questa consapevolezza, che non è mancata nemmeno ad altri popoli europei. Nonostante tutto, negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un forte insabbiamento di tali conoscenze, causato da una scelta aberrante ad opera di un potere che vuole confutare ogni notizia apparsa sull'argomento. Molte informazioni a riguardo vengono spesso occultate sul nascere. Assistiamo insomma al ripetersi di una metodologia applicata ai dischi volanti che da parecchio tempo solcano i nostri cieli, e non solo, verso i quali si sono scatenate le più palesi congiure del silenzio e del discredito.
Volendo tralasciare, in questo contesto, le credenze e le mitologie dei vari popoli e tralasciando pure una copiosa letteratura che ha suscitato l'interesse di moltissime persone, si vuole ricondurre la ricerca ad un certo livello scientifico e spirituale. Cercheremo, in sostanza, di scoprire cosa realmente sia nascosto nella cavità della Terra e quali implicazioni ne derivino.
Negli ultimi tempi la teoria della Terra cava, ospitante nel suo interno vita minerale, vegetale, animale ed umana, è stata contestata da più parti per la sua inconsistenza scientifica. Ad una attenta analisi ci si accorge però che in Europa, già dal XVII° secolo, era iniziato uno studio serio ed inoppugnabile per opera dell'inglese Edmond Halley. Egli è stato il grande pioniere scientifico della Terra cava, nonostante oggi sia noto in tutto il mondo come lo scopritore della cometa che ancora porta il suo nome. Nacque ad Haggerston nel 1656, nei pressi di Londra. Iniziò, giovanissimo, gli studi celesti e a vent'anni intraprese lunghi viaggi nell'emisfero sud per stilare un catalogo delle stelle boreali.
Halley si dedicò allo studio delle comete o meglio delle orbite cometarie che a quel tempo erano poco conosciute, applicando i metodi di calcolo analitico ideati da Newton. Se però approfondiamo i suoi studi e i suoi interessi, scopriamo che egli fu uno scienziato di una versatilità e di una cultura a dir poco straordinarie. Oltre ad essere stato un pioniere nella scienza marinara, risalta soprattutto la sua opera pionieristica nello studio della Terra, a riguardo della quale propose una teoria strabiliante.
Procediamo con ordine. Nel 1672 cominciò ad interessarsi del magnetismo terrestre. Fece una ricerca molto impegnativa sia sui dati rilevati da altri scienziati in diverse parti del mondo, sia su quelli da lui stesso ricavati durante i vari viaggi effettuati. Si accorse di aver sottomano dati che mostravano parecchie anomalie: ad alcune di queste riuscì a dare una spiegazione scientifica (presenza di rocce magnetiche) ma per altre dovette ripiegare su ipotesi rivoluzionarie. Il fatto che appariva più strano e misterioso era la posizione dell'ago magnetico della bussola che veniva deviato verso il basso, anziché posizionarsi nel piano orizzontale. Il fenomeno variava in funzione della latitudine. Ma anche alle varie longitudini, le letture della bussola variavano lateralmente dal nord geometrico effettivo. Halley si accorse di un'altra cosa importante: dalle letture della bussola degli anni precedenti alla sua ricerca, veniva evidenziato che le deviazioni laterali, rispetto alla longitudine, stavano cambiando. Così formulò un'ipotesi incredibile: era possibile la presenza di più poli magnetici.
Da questa ipotesi si poteva risalire alla struttura della Terra come costituita da un involucro esterno e da un nucleo interno separato. Tali geoidi concentrici possedevano ognuno il proprio asse di rotazione con i rispettivi poli magnetici Nord e Sud. I suddetti assi però dovevano essere leggermente inclinati l'uno rispetto all'altro. Si poteva spiegare inoltre, ammettendo una leggera differenza nella velocità di rotazione, il lento spostamento della posizione del polo Nord, in quando i diversi poli, nel loro movimento, cercavano di agganciarsi l'uno con l'altro.
A questa conclusione Halley arrivò nel 1683. Pubblicò poi un secondo lavoro sul magnetismo terrestre nel 1692, dove evidenziava che la Terra fosse formata da due gusci. Nel trattato si specificava inoltre che il periodo richiesto, affinchè il guscio esterno guadagnasse o perdesse una rotazione completa rispetto al nucleo, sarebbe stato dell'ordine di 700 anni mentre le variazioni magnetiche erano state osservate solo per un periodo di un secolo. Egli ritenne che fosse prematuro formulare una qualsiasi teoria quantitativa del fenomeno. Nonostante tale difficoltà, Halley condusse una serie di esperimenti al fine di trovare l'andamento della forza magnetica in funzione della distanza.
Non vi riuscì ma il problema venne risolto in modo conveniente solo nel 1760 da J.T. Mayer , chiarendo che dipendeva dall'inverso del quadrato della distanza. Considerando poi che tutte le anomalie magnetiche non potevano avere come unica spiegazione una tale ipotesi, Halley volle aggiungere altre terre interne con un meccanismo simile alle scatole cinesi. Fu talmente determinato in questa sua ulteriore ipotesi che nel 1692, di fronte alla Royal Society di Londra, sostenne categoricamente anche la loro grandezza. Simili terre concentriche avevano approssimativamente le dimensioni dei pianeti come Marte, Venere e Mercurio. Si sentì controbattere che se tali terre fossero abitate, gli esseri viventi avrebbero avuto bisogno di luce. Halley suggerì che l'atmosfera interna doveva essere luminosa e che le aurore boreali venivano causate dalle emissioni di luce brillante attraverso la sottile crosta del polo.
Un po' di tempo dopo, le teorie di Halley vennero riprese dal grande matematico svizzero Leonhard Eulero (1707-1783). L'eclettico studioso respinse l'idea dei pianeti multipli interni al pianeta Terra, sostituendovi quella di un unico sole che, secondo le sue deduzioni, dava calore e luce ad una civiltà sotterranea o degli Inferi. Eulero è conosciuto come uno dei più grandi scienziati del nostro pianeta e, nonostante la mancanza estrema di rigore che gli viene spesso rimproverata, tutti i sapienti sono concordi nell'ammettere come la sua prodigiosa attività e le sue qualità di pensatore ed inventore siano inimitabili, tanto da creare massimo rispetto e riverenza.
Eulero ed Halley non furono i soli a cimentarsi nella teoria della Terra cava. Sull'argomento si pronunciò pure il matematico scozzese John Leslie ma il grande contributo, anche se poco determinante per quei tempi, venne dato dallo scienziato francese Pierre Louis Moreau de Maupertuis. Fisico, biologo, matematico ed astronomo, Maupertuis nacque a Saint Malo nel 1698 e, dopo un breve periodo di vita militare, decise di dedicarsi alla scienza. Per questo si stabilì a Parigi. Nel 1732 pubblicò il famoso trattato "Discours sur les differentes figures des astres", e tra i tanti argomenti inseriti per spiegare i vari fenomeni osservati nell'astronomia, con schemi di meccanica celeste proposti sia da R. Descartes che da Newton, propose il problema della Terra.
Dichiarò che essa, come tutti gli altri corpi celesti, doveva essere appiattita ai poli. Tale affermazione derivava direttamente dalla meccanica newtoniana ma in quel periodo i Cassini e J.J. de Mairan sostenevano il contrario sulla base delle loro misure nel grado di latitudine. Maupertuis intervenne con una serie di memorie presentate all'Accademia delle Scienze negli anni 1733-36. La questione richiedeva più accurate misure sperimentali e perciò nel 1735 partì per il Perù con una spedizione scientifica. Non soddisfatto dei risultati, Maupertuis riuscì ad organizzare una nuova spedizione al Circolo Polare Artico. Partito per la Lapponia con un gruppo di scienziati e qui, con una serie molto accurata di rilievi, riuscì a dimostrare che il grado di latitudine del Circolo Polare risultava senza ombra di dubbio più grande di quello misurato in Francia. Da ciò Maupertuis dedusse la prova sperimentale dell'appiattimento della Terra ai poli, risultato che comunicò ufficialmente nel 1737.
Ne seguirono inevitabili polemiche. Lo scienziato si difese con tutte le sue forze, tanto che la fama raggiunta lo portò a diventare Presidente dell'Accademia delle Scienze di Berlino, alla corte di Federico II. Nel costruire il Centro della Cultura europea, per assecondare il volere del re, si avvalse di validi scienziati, tra cui il matematico Leonhard Eulero. Fu proprio tale collaborazione che permise loro di avere continui scambi di idee sulla struttura della Terra. La teoria della Terra cava accomunò i tre grandi scienziati e ognuno di loro riuscì a darne una spiegazione razionale, con gli avalli delle prove sperimentali. Sicuramente Halley ebbe il vantaggio di aprire la strada a questa affascinante teoria mentre Eulero la modificò in maniera determinante. Maupertuis, d'altro canto, chiuse il discorso.
Dal momento in cui la Terra viene considerata vuota, non può essere totalmente sferica. L'apertura verso l'interno le porta via parte della sua rotondità, proporzionalmente alla dimensione dell'apertura polare. Del resto fino al XVIII° secolo, la Terra era ritenuta sferica semplicemente perchè nessuno aveva mai visto la curvatura terrestre. Purtroppo un simile sforzo intellettuale e sperimentativo non ebbe seguito nelle menti degli scienziati europei. Dobbiamo aspettare l'inizio del XIX° secolo per sentir parlare della Terra cava e questo ad opera di un americano del New Jersey che va sotto il nome di John Cleves Symmes.
Non era uno scienziato anche se nutriva interesse per le scienze naturali. Iniziò i suoi studi in gioventù e quando ritenne di essere abbastanza sicuro delle sue idee, cercò con ogni mezzo di convincere più gente possibile, ed in particolare politici, capi di stato americani ed europei, circoli culturali, giornali e così via. Iniziò con lo scrivere una lettera dove dichiarava le sue convinzioni e la metodica per poter esplorare la cavità del pianeta. Ad ogni lettera allegò un profilo personale e un certificato di salute mentale firmato da medici ed uomini d'affari. Egli chiedeva aiuto e sostegno finanziario, ma in cambio ricevette solo derisione. Allora diede vita ad una nuova iniziativa di informazione scrivendo sui giornali e girando gli Stati Uniti per tenere conferenze dall'aspetto scientifico per dimostrare la fondatezza delle sue teorie.
Spesso però le sue conferenze finivano nel divertimento e nello scherno. A forza di insistere, Symmes riuscì a convincere alcuni uomini, tra cui il direttore di un giornale dell'Ohio, Jeremia N. Reynolds. Costui cominciò a promuovere una serie di conferenze ed ebbe la fortuna di incontrare e convincere un ricco uomo dell'Ohio che si prestò a presentare la teoria della Terra cava al senatore del Kentucky Richard Johnson. Con l'aiuto di questo personaggio egli riuscì ad inoltrare una petizione al Congresso degli Stati Uniti, al fine di ricevere un finanziamento per sostenere l'agognata spedizione.
Symmes aveva sempre sperato di conquistare in questo modo una grande fama. Morì però nel 1829, senza aver realizzato il suo sogno. In realtà il Congresso autorizzò questo viaggio nel 1828, stimolato dalle proposte di Reynolds che si basavano sui possibili sbocchi commerciali e l'acquisizione di nuovi territori. L'allora Presidente degli USA John Quincy Adams diede parere favorevole. Anche in questa occasione intervenne la sventura. Il Presidente morì nel 1829 e il suo successore, Andrew Jackson, non ne volle proprio sentire parlare, facendo slittare il progetto di almeno 10 anni.
Reynolds non si lasciò scoraggiare e, dopo una avventura esplorativa al Polo Sud, ripropose il progetto al Congresso facendo leva ancora sugli interessi commerciali e sul fervore dei balenieri. Il Congresso approvò finalmente la spedizione con una dotazione di 300.000 dollari. Dopo varie peripezie la spedizione riuscì a partire senza peraltro ottenere grandi risultati. La teoria della Terra cava riuscì ad essere portata avanti anche da altri personaggi americani. Addirittura alcuni di loro porteranno una simile conoscenza ai limiti del paradosso. In contemporanea vennero rese pubbliche delle dichiarazioni di esploratori, o meglio viaggiatori, che informarono di essere penetrati all'interno del nostro pianeta, descrivendone pure i contenuti. E' inutile dire che non furono creduti. Come pure fiorì, nel secolo scorso, una importante letteratura, dai toni più o meno fantastici, che indubbiamente innescò una serie notevole di spedizioni polari, costate oltretutto molti sacrifici umani.
In realtà gli sforzi per raggiungere il polo erano iniziati molto tempo prima ma il primo tentativo scientifico venne effettuato dal grande esploratore norvegese Fridtjorf Nansen nel 1893. In base ad una esperienza precedente, Nansen era sicuro di arrivare al Polo Nord semplicemente lasciandosi trasportare dalla sua nave, la Fram, intrappolata dai ghiacci. Partito dal villaggio siberiano di Khabarova, riuscì con questo metodo ad arrivare agli 82° N , che per l'epoca rappresentava già un record. Nansen però volle proseguire con l'amico Johansen, munito di sci e di slitte trainate dai cani. Raggiunse gli 86° 13' N e 95° E. Erano i primi uomini dell'era moderna ad arrivare in quella zona, distante circa 400 Km dal polo geometrico.
E proprio qui che nascono le prime perplessità. Il 3 Agosto 1894 Nansen si sorprendeva dell'esistenza nell'estremo nord di una temperatura più calda e di aver scoperto tracce di volpi. La sua bussola aveva cessato completamente di funzionare ed egli non sapeva dove si trovasse. Più avanzava e più sentiva caldo. Convinto che con solo due cani non poteva proseguire, preso da chissà quali altri pensieri, decise di ritornare indietro. Ma lui conosceva le leggende dei Vichinghi, tanto è vero che le menziona nel suo libro "Fra ghiacci e tenebre - La spedizione polare norvegese 1893-1896". Lo stesso Johansen lo riconferma.
Altri esploratori polari si sono imbattuti nei cosiddetti "miraggi". Ricordiamo, tra i tanti, tre grandi personaggi che con la loro tenacia, coraggio e tanto, tanto sacrificio hanno portato molto avanti il confine dell'ignoto su queste zone ghiacciate del pianeta Terra. Robert E. Peary, il primo uomo a raggiungere a piedi il Polo Nord, e il Dr. Frederick A. Cook, altro esploratore a rivendicare di aver raggiunto per primo il polo, hanno raccontato cose incredibili delle loro spedizioni. Entrambi scoprirono delle nuove terre. Nel 1905-06 Robert Peary (esploratore con oltre 25 anni di esperienza nei ghiacci del nord) raggiunse gli 87°N 40° O. In questa spedizione scoprì per la prima volta la Terra di Croker intorno agli 83° di latitudine. Convinto di ritrovarla, ripartì nel 1908 e questa volta riuscì a raggiungere, primo uomo nella storia, il mitico Polo Nord. Era il 6 Aprile 1909. Ma quando Peary ritornò in patria, invece di ricevere gli onori del caso, si sentì accusare di non essere stato il primo a raggiungere tale agognata meta.
Il Dottor Frederick A. Cook, nel compiere la sua spedizione segreta al Polo Nord nel 1907, dichiarò con un certo ritardo di aver raggiunto lui per primo il Polo, esattamente il 21 Aprile 1908. Nacquero una serie di polemiche ed accuse che si protrassero per molto tempo. Fatto assai importante è che Frederick Cook dichiarò di aver visto la misteriosa Terra di Bradley, testimoniata con una serie di foto, che nel viaggio di ritorno dal Polo non vide più. E qui sorgono spontanee alcune domande. Perchè il Governo degli Stati Uniti dell'epoca appoggiò una spedizione segreta al polo? Come mai il Dottor Cook, esploratore di notevole esperienza con le distese di ghiaccio, si espose nel rendere noto un "miraggio" situato intorno agli 85° di latitudine e distante da lui alcune decine di chilometri? Addirittura l'esploratore americano Donald Mac Millan, guidò tre diverse spedizioni per sincerarsi della presenza della famosa terra sconosciuta nel bacino artico, senza nessun esito positivo. Come mai?
Nella corsa alla scoperta della regione polare ci fu un terzo grande esploratore, conosciuto col nome di Vilhjalmur Stefansson, nordamericano. E' passato alla storia come l'uomo al quale riuscì di realizzare l'indispensabile ed eccezionale rivoluzione esplorativa artica e cioè quella di assumere un atteggiamento non più di ostilità ma di comprensione reciproca con quella zona del pianeta, considerata sino ad allora inospitale ed inaccessibile. Egli in sostanza riusciva a sopravvivere con le risorse di quella "regione" che scopriva facilmente, in quanto riconosceva le increspature dei ghiacci. Erano talmente particolari da non potersi sbagliare assolutamente e perciò non si affannava mai per la sua sopravvivenza. Nelle settecento pagine del suo libro, "The Friendly Artic", invano si cerca una descrizione di condizioni disastrose, di sforzi disumani per combattere contro la fame, il freddo, il ghiaccio che si forma sugli abiti, che si scioglie nel saccoletto rendendo il riposo una specie di incubo, come succedeva invece nella spedizione di Nansen. Stefansson viaggiava sempre asciutto. Le sue esplorazioni sembravano quasi un gioco, un divertimento. Come mai tutto questo? Sarebbe facile dare la risposta, ma andiamo avanti.
Agli inizi del XX° secolo venne alla ribalta un altro grande ed affascinante, quanto fantasioso ed imprevedibile esploratore di nome Hubert G. Wilkins. Di origine australiana, compì una serie di incredibili avventure esplorative ai poli con l'aereo e addirittura con un sommergibile, che lo renderanno assai famoso. Si crede che in tutte queste esperienze si fosse accorto della strana anomalia del Polo Nord, della strana terra di cui tutti parlavano, e perciò cercò di verificare se esistesse anche al Polo Sud. Si recò in Antartide in due spedizioni successive: quella del 1928-29 e quella del 1929-30. In effetti si rese conto dello stesso fenomeno tanto è vero che nel Dicembre 1929, l'esploratore russo Dumbrova ebbe a dichiarare: "La memorabile scoperta, compiuta dal capitano H.G.Wilkins, il 12 Dicembre, di una terra finora sconosciuta, al di là del Polo Sud esige che la scienza riveda la concezione che, per centinaia di anni, si era fatta del profilo sud della Terra".
Gli sforzi compiuti da Wilkins vennero messi a buon frutto dall'altro grande esploratore: il Contrammiraglio della Marina Americana Richard Evelin Byrd. Raggiunto il Polo Nord in aereo nel 1925, esplorazione contestata che gli valse però il titolo di Eroe degli Stati Uniti, Byrd volle, con tutte le sue forze e con una volontà ferrea, esplorare la grande distesa di ghiaccio del Polo Sud in più spedizioni. Organizzò la prima nel 1928, riuscendo a sorvolare il Polo il 28 Novembre 1929. Nel 1933 partì nuovamente per le regioni antartiche con una spedizione attrezzatissima della quale facevano parte tecnici e scienziati. Nel corso di questa spedizione, durata circa tre anni, si isolò per molti mesi in una stazione metereologica a 80° di latitudine sud, riportandone notevolissimi risultati scientifici. L'isolamento, molto probabilmente, gli diede la possibilità di risvegliare quelle qualità spirituali che lo porteranno negli anni successivi a raggiungere il meraviglioso mondo sotterraneo.
Nel Novembre 1939 intraprese un'altra spedizione nell'Antartide ma la più spettacolare ed imponente la organizzò verso la fine del 1946. Fu una missione grandiosa con lo spiegamento di 4700 uomini, 13 navi, una portaerei e una ventina di aerei. Ad un certo punto, l'11 Febbraio 1947 venne scoperta l'Oasi di Bunger, l'avvenimento più clamoroso dell'operazione Highjump. In quel giorno il comandante di un idrovolante, David Eli Bunger, vide uno spettacolo stupefacente: una grande zona scura di terra in mezzo al candido paesaggio di ghiaccio. Il notiziario della Marina americana parlò di una nuova Shangri Là , in cui erano state osservate tracce evidenti di vegetazione. Dopo poche ore, in tutte le città del mondo si leggevano notizie di quell'oasi. Bunger fece anche altre scoperte. Ad esempio vide e si posò su alcuni laghi dell'oasi. L'acqua non era eccessivamente fredda e si rivelò acqua di mare. Byrd e il suo vice Siple erano piuttosto scettici su questa scoperta, per cui l'Ammiraglio il 19 Febbraio 1947 iniziò un viaggio con il suo aereo per l'interno dell'Antartico, insieme con il secondo pilota Howie, per sincerarsi personalmente del mistero. Byrd scriverà, come suo solito, il viaggio in dettaglio sul suo diario. Fu proprio questo diario a procurargli nell'immediato suo futuro, grandi problemi e sofferenze.
Tutto ciò è stato confermato dalla figlia Pauline Byrd dichiarando: "Mio padre ha sempre tenuto accuratamente dei diari sui suoi viaggi e assolutamente un diario personale che manca. Non è per caso quello che è stato ritrovato tra gli effetti personali, in possesso dell'Università dell'Ohio? Voglio sapere se questo presunto diario è il suo. Io penso che la Terra sia cava, ma non lo so. Sin da quando questo volo del Febbraio del 1947 non è stato svelato, la mia famiglia è stata esposta a molte minacce. Voglio sapere la verità!" In effetti Byrd ebbe l'astuzia di trascrivere le parti più importanti della sua avventura tra le pagine bianche del famoso diario del 1925. E' accaduto che nel sistemare una quantità notevole di materiale, frutto delle molteplici spedizioni ai poli, il capoarchivista del Centro Polare Byrd di Columbus (Ohio), si trovò esterrefatto di fronte a delle dichiarazioni incredibili ed impressionanti: "Devo scrivere questo diario di nascosto e in assoluta segretezza. Riguarda il mio volo antartico del 19 Febbraio dell'anno 1947. Verrà un tempo in cui la razionalità degli uomini dovrà dissolversi nel nulla, e si dovrà allora accettare l'ineluttabilità della verità. Io non ho la libertà di diffondere la documentazione che segue, forse non verrà mai alla luce, ma devo comunque fare il mio dovere e riportarla qui con la speranza che un giorno tutti possano leggerla, in un mondo in cui l'egoismo e l'avidità di certi uomini non potranno più sopprimere la verità". Egli stava scrivendo tutte le fasi del volo, accompagnate anche da indicazioni tecniche, quando si accorse di avere sotto di sè un paesaggio incredibile e per lui irreale, con una ricca vegetazione, animali, un ambiente ricco di luce con una temperatura di 24°C. Ad un certo punto del volo, l'aereo si ritrovò come agganciato da una forza invisibile scaturente da due oggetti che volavano a breve distanza. I comandi non gli rispondevano. Ebbe inizio un colloquio rassicurante, via radio, con quei piloti sconosciuti, fino a quando non giunse in una città scintillante dove avvenne l'incontro con il Maestro. Quest'uomo gli trasmise un importantissimo messaggio: "Ammiraglio, le dirò il motivo della sua convocazione qui. Il nostro interessamento cominciò esattamente subito dopo l'esplosione delle prime bombe atomiche, da parte della vostra razza, su Hiroshima e Nagasaki, in Giappone. Fu in quel momento inquietante che spedimmo sul vostro mondo di superficie i nostri mezzi volanti per investigare ciò che la vostra razza aveva fatto. Vede, noi non abbiamo mai interferito prima d'ora nelle guerre e nella barbarie della vostra razza, ma ora dobbiamo farlo in quanto voi avete imparato a manipolare un tipo d'energia, quella atomica, che non è affatto per l'uomo. I nostri emissari hanno già consegnato dei messaggi alle potenze del vostro mondo, e tuttavia esse non se ne curano. Ora voi siete stato scelto per essere testimone qui che il nostro mondo esiste". Il Maestro continuò e lo esortò a portare il suo messaggio al potere del Mondo di superficie dove si invitava l'umanità a smettere di produrre armi nucleari. Dopo essersi congedato dal Maestro, l'Ammiraglio Byrd ritornò nel suo aereo e con lo stesso modo con cui era arrivato, venne ricondotto tranquillamente sulla superficie del pianeta.
Lo strano diario contiene altre dichiarazioni: "11 Marzo 1947 - Ho appena avuto un incontro di stato Maggiore al Pentagono. Ho riportato interamente la mia scoperta ed il messaggio del Maestro. E' stato tutto doverosamente registrato. Il Presidente ne è stato messo al corrente. Vengo trattenuto per diverse ore (6 ore e 39 minuti per l'esattezza). Sono accuratamente interrogato dal Top Security Forces e da una èquipe medica. E' un travaglio! Vengo posto sotto stretto controllo attraverso i mezzi di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti d'America. Mi viene ordinato di TACERE su quanto appreso, per il bene dell'umanità!!! INCREDIBILE! Mi viene rammentato che sono un militare e che quindi devo obbedire agli ordini". Anche in punto di morte (avvenuta nel Febbraio del 1958) l'Ammiraglio Byrd continuò a ripetere :"La nostra spedizione ha incontrato un grande territorio nuovo... che continente incantevole in quel cielo, terra di perenne mistero".
In effetti riuscì ad organizzare, prima di morire, la sua quinta spedizione nell'Antartico nel 1955-56, denominata "Operazione Gelo Intenso". Non la portò a termine, in quanto era finalizzata alle ricerche scientifiche dell'Anno Geofisico del 1957, ma riuscì ugualmente a compiere un'altro raid aereo e penetrare così nel mondo sotterraneo per la seconda volta nel gennaio del 1956. La notizia venne fortunatamente divulgata dalla stampa americana il 5 febbraio 1956, riportando il laconico messaggio: "Il 13 gennaio, alcuni membri della spedizione statunitense hanno effettuato un volo di 2700 miglia, a partire dalla base di McMurdo Sound, 400 miglia a ovest del Polo Sud, e sono penetrati per 2300 miglia in una terra che si estende al di là del polo".
Abbiamo dovuto aspettare ancora circa 20 anni per avere la definitiva conferma della cavità polare. Con l'avvento della missilistica, si è potuto scrutare questa parte misteriosa del pianeta Terra con delle riprese ottiche effettuate da notevole altezza. Il 16 Agosto 1968 venne lanciato in orbita polare la sonda metereologica ESSA 7, dotata di telecamere AVCS, le cui immagini erano soltanto captabili dalle stazioni della NASA. Nel suo quotidiano lavoro, il satellite inviò a terra delle immagini del Polo Nord strabilianti che ponevano fine ad ogni dubbio e ad ogni "miraggio". In pratica si poteva notare la presenza di un foro oscuro sul ghiaccio, la cui apertura aumentava sempre di più e in modo dinamico, fino a raggiungere la dimensione dell'ordine di 2300 Km di diametro. Successivamente l'apertura diveniva evanescente, non mostrando più i confini ben delimitati. Per fortuna tale sequenza è riuscita a sfuggire al ferreo occultamento di notizie "particolari". Naturalmente anche la scienza sovietica era in possesso di simili prove. Dalle foto si poteva osservare come l'apertura fosse dinamica e, ad un certo punto, passasse ad un piano vibrazionale superiore a quelli accettati dalla comune conoscenza, provocando in tal modo l'evanescenza.
Si possono spiegare così le varie terre (miraggi) descritte da molti esploratori e localizzate in zone diverse e non più ritrovate. Si può spiegare l'appiattimento dei poli in quella zona ove la materia rocciosa viene a mancare. Si può capire la formazione delle aurore polari, anche queste non sufficientemente spiegate dalla nostra scienza, cui consegue la presenza di un sole centrale (artificiale) interno al pianeta. Quello che ancora non si sa, è quando si verifica il fenomeno, poichè non è un evento ripetitivo e prevedibile. Se però consideriamo il pianeta Terra come un essere macrocosmico vivente, allora sì che tutto ridiventa concepibile. Naturalmente ci sono altre prove scientifiche di questo fatto ed in possesso dalla scienza ufficiale, ma nessuno vuole per il momento divulgarle.
Mi riferisco, ad esempio, all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare del Gran Sasso (Assergi - Prov. Aquila), un laboratorio scavato nelle viscere di questa montagna dove si rivelano particelle elementari derivate, in particolare, dai processi termonuclari che avvengono nel Sole e nelle stelle. Ho potuto, alcuni anni fa, osservare il tracciato di alcune particelle in arrivo dal nostro Sole, tracciato costruito con l'intervento di particolari sensori e dai computers. Le particelle elementari in questione erano i neutrini. Sono particelle prive di carica elettrica, probabilmente di massa piccolissima, soggette solo alla forza detta debole. Ebbene a causa dell'estrema debolezza delle loro interazioni, queste particelle possono attraversare enormi spessori di materia e riempire tutto lo spazio senza che ne abbiamo un minimo di percezione.
In questo particolare grafico, ad esempio, venivano evidenziati alcuni neutrini con la loro inclinazione e il loro verso; verso che andava dall'alto in basso. Nello stesso grafico ve ne era uno però che aveva tutt'altra inclinazione e verso esattamente opposto a tutti gli altri. In pratica la particella scaturiva dal centro della Terra per poi uscire all'esterno. Ho cercato ripetutamente spiegazioni al riguardo ma non me ne hanno volute assolutamente concedere. Ma non tutti gli uomini tacciono. Anzi alcuni di essi hanno espresso un coraggio incredibile nel fare affermazioni che secondo il senso comune sono solamente eresie.

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